L'eterno marito - La moglie di un altro e il marito sotto il letto by Fëdor Dostoevskij

autore:Fëdor Dostoevskij [Dostoevskij, Fëdor]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858835111
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2019-05-15T22:00:00+00:00

XIV

Sašen’ka e Naden’ka27

Nella stanza entrò un giovanottino sui diciannove anni, forse persino qualcosa di meno, a tal punto giovanile appariva il volto, bello, con il naso baldanzosamente all’insù. Non era vestito male, per lo meno tutto quel che indossava gli stava bene; d’altezza era superiore alla media, i capelli erano neri, folti, scomposti in ciocche, i grandi occhi scuri e audaci risaltavano in particolare nella sua fisionomia. Soltanto il naso era un po’ troppo largo e rivolto all’insù; non fosse per quello, sarebbe stato una vera bellezza. Entrò con aria d’importanza.

“A quanto pare ho l’occasione di parlare con il signor Trusockij,” proferì con tono ritmato, sottolineando con particolare piacere la parola “occasione”, dando così a sapere che per lui non potevano esserci alcun onore e alcun piacere in una conversazione con il signor Trusockij.

Vel’čaninov cominciava a capire; a quanto pareva, anche a Pavel Pavlovič qualcosa era venuto in mente. Sul suo volto trovava espressione l’inquietudine; d’altra parte, però, manteneva il controllo.

“Non avendo l’onore di conoscervi,” rispose con prestanza, “suppongo di non aver nemmeno alcuna questione in comune con voi.”

“Cominciate con l’ascoltare e poi mi direte il vostro parere,” disse il giovanotto con tono sicuro e moraleggiante e, tirato fuori l’occhialino di tartaruga che portava appeso a un laccetto, si diede a esaminare la bottiglia di champagne che stava sul tavolo. Terminato con calma l’esame della bottiglia, ripose l’occhialino e, tornando a rivolgersi a Pavel Pavlovič, proferì:

“Aleksandr Lobov”.

“E chi sarebbe questo Aleksandr Lobov?”

“Sono io. Non avete mai sentito questo nome?”

“No.”

“D’altronde, come avreste potuto. Ho una questione importante che vi riguarda; permettete, tuttavia, che mi sieda, sono stanco…”

“Accomodatevi,” lo invitò Vel’čaninov, ma il giovanotto aveva fatto in tempo a sedersi già prima dell’invito. Nonostante il crescente dolore al petto, Vel’čaninov era incuriosito da questo piccolo sfrontato. Sul suo faccino belloccio, infantile e rubicondo intravedeva una qualche lontana somiglianza con Nadja.

“Sedete anche voi,” propose il giovane a Pavel Pavlovič, indicando con uno sprezzante movimento del capo un posto di fronte a lui.

“Non fa nulla, preferisco stare in piedi.”

“Vi stancherete. Voi, signor Vel’čaninov, potete anche non andarvene.”

“Non ho alcun motivo di andarmene, sono a casa mia.”

“Come volete. Io, lo confesso, desidero persino che siate presente alla mia spiegazione con questo signore. Nadežda Fedoseevna vi ha raccomandato in modo assai lusinghiero.”

“E quando mai ha avuto il tempo di farlo?”

“Ma proprio dopo che ve ne siete andato, anch’io vengo da laggiù. Ecco com’è, signor Trusockij,” e si rivolse verso Pavel Pavlovič, fermo in piedi, “noi, ovvero io e Nadežda Fedoseevna,” disse tra i denti, stendendosi con fare noncurante sulla poltrona, “già da tempo ci amiamo e ci siamo scambiati la nostra parola. Adesso voi costituite un ostacolo tra di noi; sono venuto a proporvi di lasciar libero il campo. Vi va di soddisfare la mia richiesta?”

Pavel Pavlovič barcollò persino; impallidì, ma un sorriso maligno subito gli spuntò sulle labbra.

“Nossignore, non mi va affatto,” tagliò corto laconico.

“Ah, ecco!” il giovanotto si rigirò sulla poltrona, accavallando le gambe.

“Non so nemmeno con chi sto parlando,” soggiunse Pavel Pavlovič, “penso persino che non abbiamo nemmeno di che continuare la nostra conversazione.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.